Nei mesi di Settembre ed Ottobre 2016 ho vissuto in Inghilterra, nella città di Londra al fine di migliorare la mia conoscenza della lingua inglese. Come per chiunque venga da una realtà urbana minore e culturalmente differente come è il caso dell’Italia ed in particolare Venezia, sono rimasto sin da subito colpito dal caleidoscopio di immagini, suoni ed odori che danno vita a questo continuo organismo in movimento. Il mio soggiorno è stato scandito dal ritmo di studio nella scuola che ho frequentato dalle mattine ai pomeriggi nei panni del studente, per poi passare ad una dimensione senz’altro più interessante, quella del viaggiatore per le vie della città. Racconterò tre realtà differenti in tre luoghi diversi di quello che oggi viene considerato il centro di Londra, che ho raggiunto attraverso l’uso di quello che sarebbe poi diventato per tutto il mio periodo londinese, il principale mezzo di trasporto dei miei itinerari: The London Underground (la metropolitana di Londra) o The Tube, come viene chiamata dai suoi utenti per la forma dei suoi tunnel a sezione circolare.

The London Underground

Quest’incredibile infrastruttura, la più antica del mondo nel suo genere, inaugurata il 10 gennaio 1863, conta  270 stazioni dislocate in tutta l’area metropolitana. Le prime mappe della metropolitana di Londra disponevano le stazioni in base alla loro posizione geografica, sovrapponendole talvolta ai principali assi viari londinesi sul retro. I problemi che scaturivano da questa scelta erano molteplici: la zona centrale, essendo satura di stazioni, era difficilmente leggibile mentre le fermate periferiche erano distanti tra di loro e venivano spesso omesse. Il primo ad avere l’idea di dare vita a una rappresentazione schematica della metropolitana fu Harry Beck. Egli distorse quindi la geografia, a favore di una maggiore leggibilità e chiarezza. La sua bozza venne presentata nel 1931, e dopo un rifiuto iniziale venne stampata nel 1933.

“If you’re going underground, why do you need to bother about geography? It’s not so important. Connections are the thing.” Harry Beck

E’ curioso sapere che in origine, i treni della metropolitana non erano dissimili da un qualsiasi convoglio ferroviario; erano infatti locomotive a vapore, differentemente dall’odierna alimentazione elettrica, con vagoni dalla prima alla terza classe. La tratta giornaliera che mi ha accompagnato dalla casa dove ho vissuto alla scuola che ho frequentato si estende lungo la Central Line, la linea rossa, che attraversa il centro urbano da Est ad Ovest, portandomi dalla fermata di North Acton (West Side) ad uno dei nodi principali della metropolitana londinese, Oxford Circus, dove si intersecano la Bakerloo Line, la Victoria Line e la sopracitata Central Line.

Dimensione Sotterranea

ingresso della stazione metropolitana di Hoxton ©

Non è poi così difficile, dopo poco tempo che se ne fa uso, immaginare tale infrastruttura come lo specchio sotterraneo dei principali nodi urbani, pertanto generatore in sé di una sorta di dimensione parallela a quella superficiale. Un universo sotterraneo fatto di luci al led, voci elettroniche che annunciano il prossimo treno e invitano a fare attenzione al vuoto tra la banchina d’arresto delle fermate e l’ingresso nel vagone (il famoso Mind the Gap). La segnaletica propria per orientarsi all’interno del labirinto sotterraneo, il senso di marcia obbligatorio per i pedoni in entrambi i sensi tale da evitare eventuali ingorghi; le ripide scale mobili che accompagnano verso la superficie o conduco nel sottosuolo assumendo la natura di formicai umani. I differenti materiali utilizzati sulle pareti delle stazioni, da quelli più vecchi come Baker Street (e la piastrellatura unica nel suo genere, la quale commemora la connessione fittizia tra Sherlock Holmes e l’omonima stazione), a quelli più recenti come i siderei blocchi di cemento a vista della neo stazione di Shoreditch.

Uno degli aspetti che mi ha colpito di più dello scenario sotterraneo è il silenzio all’interno dei vagoni della metropolitana, quasi a significare un tacito accordo di sopportazione reciproca tra i passeggeri: “lasciamo le nostre chiacchiere ad Oxford Circus e riprendiamole a Shepherd’s Bush”, sembrerebbero dire due ragazzi in attesa della Central Line dopo l’uscita da scuola. Incontravo spesso di sera nella stessa tratta del mattino alcuni impiegati della City (il cuore finanziario della città), gli stessi impiegati che all’andata assomigliano più a dei grigi e compostissimi robot che entrano in funzione all’ingresso ed all’uscita del vagone, per poi riapparire al ritorno verso casa spesso con gli stessi abiti sgualciti, provati da bevute di troppo e soprattutto utilizzando i sedili delle carrozze a mo’ di sofà. Questo evento ricorrente dei nostri ritorni a casa mi ha reso definitivamente conscio di uno degli effetti identificativi dello stressante ritmo di vita di una metropoli. Devo riconoscere tuttavia, che in un modello di società sempre più dispari ed arrivista, la dimensione della metropolitana riesce a porre tutti i cittadini provenienti da qualsiasi classe sociale allo stesso livello, condizione di cui tutti i londinesi sono consapevoli: non importa che tu sia un’imprenditore od un cameriere, nel sottosuolo ci comportiamo tutti allo stesso modo e ci troviamo sullo stesso piano, o per meglio dire, sullo stesso vagone. Il ritorno in superficie annullerà questa condizione temporanea del nostro viaggio.

Gentrificazione

Proprio la dimensione urbana della città formata da edifici, infrastrutture e spazi aperti, che rappresentano tutto l’immaginario British che ha reso celebre la metropoli inglese, teatro di vicende storiche, politiche e culturali dai secoli più lontani ad oggi, fonte di ispirazione per artisti di ogni tipo e visitatori da tutto il mondo, sta subendo nel corso del tempo un progressivo processo di gentrificazione. Il termine deriva della parola inglese gentrification, inventata nel 1964 dalla sociologa Ruth Glass per descrivere quello che stava succedendo a Londra in quartieri operai come Islington, dove a partire dagli anni Sessanta si trasferirono molte persone delle classi più agiate. La parola deriva da gentry, che in inglese significa piccola nobiltà.

Ruth Glass, sociologa inglese che ha coniato il termine gentrification

Durante gli anni Sessanta e Settanta, le maggiori città occidentali persero popolazione, in quanto la crescita dei trasporti pubblici e la diffusione delle automobili consentì alle persone di trasferirsi in case più grandi appena fuori città, in quartieri periferici e residenziali. Generalmente le famiglie bianche e agiate sceglievano di lasciare il centro cittadino, per le frequenti preoccupazioni legate alla criminalità, all’immigrazione, all’inadeguato livello delle scuole e all’inquinamento. Negli ultimi vent’anni si è assistito ad un’inversione di tendenza: la maggior parte delle città è stata resa più sicura. Numerose coppie giovani preferiscono vivere in appartamenti in città, invece che in villette a schiera in periferia. La richiesta di case nei centri delle città è aumentata, spesso senza che l’offerta fosse sufficiente. Le case nei centri delle città sono poche, e spesso molto care. Motivo per il quale chi vuole abitare in città ha iniziato a considerare i quartieri dove vivevano le fasce meno abbienti. Tradizionalmente, le prime persone a trasferirsi in questi quartieri erano artisti, intellettuali e persone in generale identificate come bohemien, attratte dai prezzi più bassi, dall’autenticità dei luoghi e dalla scelta anticonformista di vivere lì. All’aumentare delle persone che si trasferivano in questi quartieri, arrivò anche chi voleva guadagnarci: gli immobili, spesso vecchi e in cattive condizioni, vennero ristrutturati; edifici industriali in disuso trasformati in appartamenti, costruiti nuovi palazzi. Il prezzo degli immobili in questi quartieri crebbe notevolmente. Arrivarono anche nuovi negozi, dai supermercati a quelli più piccoli e alla moda dedicati ai nuovi inquilini del quartiere.

Camden Town

Camden Lock, edificio che segna l’inizio dell’agglomerato di piccole attività commerciali del mercato

Il caso emblematico è il celebre quartiere Camden Town a nord di Londra, che per gli ultimi cinquant’anni è stato al centro di gran parte della storia culturale londinese, soprattutto per i movimenti punk e più in generale portavoce della controcultura inglese, che ospita templi della musica come la Roundhouse ed il KOKO. Oggi le strade di Camden accolgono turisti da tutto il mondo e nuovi progetti presentati sotto il falso nome di rigenerazione urbana vengono proposti da imprenditori edili interessati esclusivamente al profitto economico.

Uscendo dalla stazione metropolitana di Camden, proseguendo poi lungo i marciapiedi, si attraversano innumerevoli bancarelle e piccoli negozi di ogni tipo, per poi arrivare ad Hawley Wharf​, un’area di sviluppo urbano nel cuore di Camden. Poco più di un anno fa, più di metà delle bancarelle del mercato di Camden hanno abbassato le saracinesche per l’ultima volta per permettere ai lavori di iniziare. Per la prima volta dopo decenni, un pezzo dello storico panorama di Camden è stato fatto a pezzi. Al posto di queste attività indipendenti, di questi vicoli coperti di graffiti, di queste bancarelle, appariranno centosettanta nuove case per inquilini benestanti.

Soho

vista odierna di una via del quartiere di Soho

Salendo a bordo della Northen Line, in direzione sud, si arriva nel giro di 7 minuti alla stazione di Tottenham Court Road, dalla quale è facile arrivare girando l’angolo nel centralissimo quartiere di Soho. Per gran parte del ventesimo secolo, Soho è stato il quartiere delle bettole economiche dove si riunivano scrittori e artisti. Era anche il quartiere a luci rosse di Londra. Negli anni cinquanta fu la zona dei beatnik inglesi, mentre nei sessanta Carnaby Street fu il centro della swinging London. Negli anni ottanta le autorità cominciarono a contrastare locali di striptease e sexy shops, fino a confinarli in un paio di vicoli, mentre in contemporanea arrivava la comunità gay. Negli anni novanta, Soho trovò un equilibrio tra vecchio quartiere bohémien e nuova vita creativa: londinesi e turisti trovavano qui un misto di scantinati-nightclub, pub gay, ristoranti cinesi aperti tutta la notte, uffici di produttori cinematografici, teatri, negozi di dischi, librerie, caffè indipendenti, oltre agli ultimi bordelli clandestini.

Con gli anni dieci, prende il via la normalizzazione capillare di Soho. Una sorta di pulizia sociocommerciale negozio per negozio, casa per casa. A volte intervengono ordinanze di ordine pubblico: termina l’attività il Colony Room, il club per artisti fondato da Francis Bacon, chiude l’Astoria, il teatro che aveva fatto la storia della musica dal vivo a Londra per far posto alla stazione di Tottehnam Court Road. Chiude Madame Jojo’s, locale di burlesque e drag queen usato come set da Stanley Kubrick in Eyes wide shut. In molti hanno visto in quella revoca il segno di una spinta moralizzatrice che vorrebbe fare di Soho una nuova Covent Garden, l’area vicina ridotta a poco più di un parco a tema: pulita, asettica, senza vita notturna e senza rischi per gli investitori.

Brixton

vista odierna di una via di Brixton con negozi multietnici ai piani terra

Dalla stazione di Oxford Circus, salendo a bordo della Victoria Line direzione sud, nel giro di dieci minuti ci si ritrova alla stazione di Brixton, a sud di Londra. Il quartiere di Brixton si presenta come un’esplosione di colori e contrasti urbani e sociali. Tra luogo di perdizione e centro di sviluppo culturale giovanile, rappresenta un volto autentico della realtà londinese anche a causa dei mille problemi che ha presentato dal secondo dopo guerra. Celebre focolaio di guerriglie urbane di origine razziale, e crocevia di sostanze illegali, dove tuttavia la comunità afro-caraibica ha saputo ben integrarsi nella cultura britannica, è diventato nel tempo uno dei quartieri più creativi ed energici della città. Il Brixton Market Village è il cuore pulsante di questo puzzle multietnico dove trovare all’interno piccoli ristoranti e negozi da ogni parte del mondo situato nell’Atlantic Road, all’esterno dell’attuale stazione ferroviaria, che divenne un’importante centro di unione per tutta la comunità nera di origine afro-caraibica. Brixton ospita inoltre una delle più celebri sale concerti di della città come la Brixton Academy.

Ora anche a Brixton sta cambiando l’aria; dopo l’espansione urbana e la crescita delle infrastrutture (10 minuti da Brixton U.S. ad Oxford Circus U.S.) il quartiere è entrato nel raggio d’interesse di nuovi possibili cittadini della classe media attratti dall’unicità del quartiere, dunque l’area è nel mirino di nuove speculazioni economiche da parte del mercato immobiliare. Il capitalismo incontrollato che sta generando nuovi blocchi edilizi e sta sfrattando gli affittuari delle tipiche attività commerciali e residenze, sta trasformando quest’area avente una forte identità in un anonimo quartiere di una qualsiasi città occidentale, dove lungo le sue strade le grandi firme internazionali ed i negozi costosi ne fanno da padroni.

Comunità Vs Interessi

una manifestazione contro il processo di gentrificazione a Brixton nel 2015

Realtà in trasformazione come quelle di Camden Town, Soho e Brixton sono presenti in tutto quello che può essere considerato il nuovo centro della città di Londra in seguito all’estensione dei servizi come il trasporto pubblico e la trasformazione delle tipologie degli impieghi lavorativi oltre al fatto di aver reso più sicuro il cuore cittadino. L’unicità della capitale inglese, caratterizzata soprattutto dall’ultimo secolo da una costellazione di piccole realtà culturalmente contrastanti e coesistenti che l’hanno resa contenitore di innovazione e creatività oltre che modello sostenibile per la convivenza di etnie differenti tra loro e che hanno contribuito a generare insieme il mito di Londra, sta via via scomparendo a favore di un bieco interesse economico, il quale, proseguendo in questa direzione, la porterà a diventare una città vetrina per turisti ed un tranquillo insediamento anonimo più vicino ai sobborghi in stile villette a schiera al riparo da pericoli esterni di cui la città è formata nella sua ultima cintura urbana come ad esempio dalle parti di North Wembley, dove ho abitato nella prima settimana del mio periodo londinese. L’elemento socio-culturale che determina la differenza principale tra i quartieri sopracitati nei quali è in corso un processo di gentrificazione e gli anonimi quartieri borghesi lontani dal centro della città è la forte presenza del senso di comunità presente nei primi ed il totale disinteresse nel sentirsi parte di una realtà condivisa nei secondi. Sono fermamente convinto che sia necessario preservare un valore immateriale ma di grandissima importanza come quello del sentirsi parte integrante di una comunità, determinante per la qualità della vita di una via, un quartiere, un sobborgo. Questo fattore è stato sinora alla base del proliferare di piccole realtà solidali che hanno reso Londra la straordinaria città che conosciamo oggi e mi auguro che riesca a resistere al processo di gentrificazione attraverso l’attività di mobilitazione delle associazioni dei cittadini in opposizione alle sorde politiche governative.

Enrico Viti

Viaggio a Londra dal 18/09/2016 al 16/10/2016.

Bibliografia:
Ruth Glass, London: aspects of change. University College, London. Centre for Urban Studies. MacGibbon & Kee, 1964

Sitografia:

http://www.treccani.it/enciclopedia/gentrificazione_(Lessico-del-XXI-Secolo)/

https://www.theguardian.com/cities/2016/sep/24/the-bubble-that-turned-into-a-tide-how-london-got-hooked-on-gentrification

http://www.londnr.com/london-lifestyle/what-is-gentrification/

http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/the-gentrification-of-brixton-how-did-the-areas-character-change-so-utterly-a6749276.html
http://www.courrierinternational.com/article/enquete-londres-la-gentrification-est-elle-lennemie-du-peuple

http://www.internazionale.it/reportage/2015/12/20/londra-speculazione-affitti-gentrification

Iconografia: 

Immagine iniziale :
http://cuckooites.blogspot.fr/2012/07/fw-first-amazing-views-of-london-seen.html

Prima versione e proposta di Harry Beck per la mappa metropolitana:
https://it.wikipedia.org/wiki/Harry_Beck

Mappa odierna della metropolitana:
https://tfl.gov.uk/maps/track/tube

Interno di una carrozza e passeggeri all’interno di una stazione:
http://www.gettyimages.it/immagine/metropolitana-di-londra?excludenudity=false&sort=mostpopular&mediatype=photography&phrase=metropolitana%20di%20londra

Camden Town, foto principale:
http://www.londonita.com/camden-town-il-quartiere-piu-alternativo-di-londra/#prettyPhoto

Camden Market:
http://nocamels.com/2014/10/teddy-sagis-london-take-over-israeli-billionaire-buys-up-more-of-camden-markets/

Soho, foto principale:
http://nythroughthelens.com/post/118865695945/travelthroughthelens-soho-london-apartment

Soho, fine anni 60:
http://novosti-n.org/ukraine/read/128614.html

Brixton, foto principale:
http://www.keywordsuggests.com/z6r0H3M%7CFTADtmyN756lrqXZ6qzgjmrdFxiU19mbts0/

Pop Brixton:
http://www.bestlocation.it/racconti_pop-brixton/pop-brixton-5/#main

Proteste a Brixton 2015:
http://www.telesurtv.net/english/news/UK-Police-Tear-Gas-Anti-Gentrification-Protesters-in-Brixton-20150425-0014.html
Filmografia: 

Vice, The War to Live in London: Regeneration Game