Ci si aspetterebbe di ritrovarsi in una di città fredda e un po’ asettica come il suo clima, o almeno è questo che potrebbero pensare a priori la maggior parte delle persone se gli si parlasse di Copenaghen. Ed è esattamente ciò che pensavo io prima di visitare questa capitale sorprendentemente accogliente e armoniosa, ricca di forme ed espressioni architettoniche eterogenee e mutevoli.

Il mio breve viaggio, di 3 giorni per l’esattezza, si è svolto all’interno di un disegno più grande di Interrail di 10 giorni. Si trattava infatti dell’ultima e più attesa tappa del tour ed io e le mie compagne di viaggio non siamo affatto rimaste deluse nelle nostre aspettative.

Ciò che personalmente ho trovato di maggiore interesse durante la visita della città sono stati senza dubbio i luoghi pubblici, spazi aperti e comunicanti con il tessuto urbano “di fuori”. Fra questi a suscitare maggiormente il mio interesse è stato senza dubbio il Superkilen, spazio pubblico compreso all’interno del quartiere di Nørrebro, nel lato Nord-ovest della città.

Vista aerea del parco - Steiner Barbara, Superkilen – A project by BIG, TOPOTEK 1, SUPERFLEX, Arvinus + Orfeus,2013

Vista aerea del parco – source Steiner Barbara, Superkilen – A project by BIG, TOPOTEK 1, SUPERFLEX, Arvinus + Orfeus, 2013

LE DINAMICHE DI UN QUARTIERE IN ESPANSIONE

Sebbene si presenti come uno spazio creato artificialmente, quasi un parco giochi aperto a tutti, il Superkilen sorge in una parte di città contraddistinta da molteplici problematiche sociali. Nørrebro è infatti un quartiere storicamente multietnico e ad alta densità abitativa, riconosciuto generalmente come sede di attività criminali e disordini civili. D’altro canto da quando esso è entrato a far parte della capitale, a seguito della sua espansione nel XIX secolo, il quartiere è velocemente divenuto polo della classe operaia, che negli ultimi tempi si è allargata per il fenomeno dell’immigrazione. Vivono nel distretto settantamila persone provenienti da oltre sessanta paesi differenti. Esse condividono un insediamento urbano composto da piccole case private insieme a blocchi di housing cooperativo e stecche con servizi pubblici, e strade principali affiancate ad angoli silenziosi e bui.

Vista di un blocco residenziale accanto al parco

Vista di un blocco residenziale accanto al parco

“ The brief was: “Deal with the issue of migration in this neighbourhood. Can you somehow make this situation better ? So the original subject was not our idea ; migration was the point of departure. We just took it very seriously, almost literally. This idea of having not one tradition, not one identity, having a whole source of identities, and also, obviously, a lot of contradictions around this issues, marked the start of our concept. » Martin Rein-Cano (TOPOTEK 1)

La situazione esistente che si presentava ai progettisti era quella di una striscia di terra verticale lunga circa 800 metri, al tempo semi-abbandonata e sovrastata dai palazzi, precedentemente occupata da una ferrovia poi smantellata. Come margini nord e sud dell’area le strade commerciali di Tagensvej e Nørrebrogade.

Entrata al parco da Nørrebrogade

Entrata al parco da Nørrebrogade

Giungendo al luogo per mezzo del servizio di metropolitana ci si ritrova infatti in un tessuto urbano consolidato, prettamente residenziale e rigidamente diviso dalle arterie viarie principali. Non un quartiere-dormitorio, ma neppure un’area in cui sia facile immaginare la realizzazione di zone verdi o spazi pubblici aperti.

L’ampio progetto di sviluppo urbano, voluto dal Consiglio cittadino nel 2012, si è posto quindi l’obiettivo di far emergere le potenzialità dell’area attraverso una strategia di riqualificazione fondata sui principi di coesistenza sociale, quali il “vivere urbano a disposizione di tutti”, e lo “stare insieme e camminare per più persone possibili”, il tutto sempre puntando alla valorizzazione della forte identità del quartiere. Per questa operazione di recupero hanno unito le loro forze i gruppi BIG (architetti), TOPOTEK1 (paesaggisti) e SUPERFLEX (artisti visivi). Entrando nell’area dalla parte sud, pavimentata in diversi toni di rosso, si ha effettivamente l’impressione di addentrarsi in un vuoto cittadino a disposizione dell’utilizzatore, che è invitato alla fruizione dell’arredo urbano e all’aggregazione con il resto della comunità. Allo stesso tempo si tratta di un brano di città in rapporto con il tessuto che lo contiene, verso il quale è rivolto e che ne caratterizza la singolare identità.

Percorso lungo la Piazza Rossa con installazioni sullo sfondo

Percorso lungo la Piazza Rossa con installazioni sullo sfondo

Il concept di base del progetto è semplice: 108 oggetti, provenienti da 57 paesi, e 11 alberi, installati su uno spazio urbano lineare (Super-kilen è in danese Super-cuneo). Il luogo è strutturato lungo 3 zone distinte e in successione: da sud a nord troviamo la Piazza Rossa, il Mercato Nero, e il Parco Verde. La forte identità e autonomia di ciascuna delle aree tematiche è evidente da subito mettendo piede in una qualsiasi di esse. Non ci si aspetta una ripetitività di spazi e contenuti, in quanto si percepisce l’unicità di ogni pezzo del puzzle. Così, camminando sul suolo vivacemente colorato della piazza, si ha una sensazione di “accompagnamento” e invito all’aggregazione, impressione che viene attenuata proseguendo sulle piccole alture asfaltate. Qui infatti si viene spinti alla scoperta e a uno svago che diviene via via più solitario terminando con l’ultima zona, quella più simile a un parco in senso tradizionale. E’ dunque una continua esplorazione, che ha come filo conduttore il percorso ciclabile e pedonale che attraversa tutto il cuneo.

UN PARTECIPAZIONISMO VERAMENTE RICERCATO?

Gli oggetti e le installazioni che compongono l’arredo urbano provengono dalle diverse parti del mondo e sono stati selezionati dagli abitanti del quartiere. Così il progetto non ha avuto un disegno ben definito in partenza dai team di progettisti, ma ha previsto l’intervento diretto dei fruitori del luogo. In tal modo è affrontato in senso quasi letterale il tema della migrazione, fenomeno sociale diffuso alle radici di questa periferia.

Si tratta di oggetti comuni, non particolarmente speciali al livello tipologico, ma ricercati per le loro qualità specifiche. Ogni elemento è infatti “straordinario, unico e speciale” – queste le parole di Nanna Gyldholm Møller dei BIG. Così la fontana dal Marocco rimanda alla tradizione artigianale di questa nazione.

L’ idea di esporre un repertorio di oggetti “souvenirs” da tutto il mondo – ricorda l’architetto – risale al primo sopralluogo nell’area da parte del gruppo. Era infatti emerso che i pochi elementi di arredo esistenti, quali cestini dell’immondizia e cabine telefoniche di uso comune, erano stati danneggiati o distrutti. Così si è scelto nel progetto di introdurre pezzi unici e in grado di provocare nelle persone una sorta di connessione, cosicché esse potessero “affezionarsi” ad essi e in tal modo preservarli.

Effettivamente l’idea di fondo traspare nella resa finale del parco, in quanto si percepisce quanto ogni componente sia preziosa per l’insieme, e quanto l’uso di ognuna di esse debba essere responsabile.

Le installazioni sono in ogni caso risultato di una traduzione di elementi tradizionali adattati per il nuovo contesto di utilizzo. Sono quindi trasformati rispetto al loro “habitat” originale, e questo tema rimanda indirettamente al processo di migrazione. Esso è inteso infatti come trasformazione, come creazione di un linguaggio nuovo e di una nuova realtà. Si capisce quindi come la concezione del parco sia volutamente legata all’esistenza di etnie differenti e alla loro integrazione in un ambito della vita cittadina.

Ring di boxe di Bangkok, Thailandia, dove la boxe è sport nazionale

Ring di boxe di Bangkok, Thailandia, dove la boxe è sport nazionale

Dunque troviamo un tombino di Israele volutamente affiancato al terreno della Palestina, come a voler far convivere le due realtà in uno spazio comune. Oggettivistica simbolica è dunque quella che caratterizza il catalogo di “offerta”, per cui è stata anche realizzata un application per smartphone come guida all’interno del parco.

Questo potrebbe essere quindi definito uno spazio fruibile per tutti, sin dalle prime fasi del progetto stesso. A dimostrazione di questa idea di base sta la scelta da parte dei progettisti di rendere protagonisti gli abitanti nella selezione degli oggetti, attraverso una serie di annunci e interviste.

“ We had to trigger the imagination of people like : « Imagine a Maroccan fountain ! » People were invited to propose something, however, it was not meant to be politically correct. The object were not chosen, because they are from Marocco; they were chosen, because they were amazing, unique and special. And there was a real careful selection process. » Bjarke Ingels (BIG)

Fontana marocchina nella zona nera

Fontana marocchina nella zona nera

Tema vigente è quindi la partecipazione sociale, anche se essa non ha trovato pieno riscontro durante la fase di progettazione e ha implicato quindi un maggiore intervento da parte delle « équipes » responsabili.

Esplorando il parco si partecipa effettivamente dei vari ambienti che lo compongono, ma ci si rende poi conto che la ricerca eccessiva di un coinvolgimento della comunità è per certi versi forzato e controproducente per il risultato d’insieme. Il parco appare infatti sì stimolante e adatto a differenti attività ludiche e creative, ma anche ostentatamente indirizzato verso un uso preciso delle attrezzature. L’impronta dei progettisti è quindi molto forte nelle scelte stesse che l’utilizzatore fa all’interno dello spazio.

L’ARTIFICIALITÀ DEL COLORE

Oltre all’ecletticismo degli elementi di arredo, i colori assumono una forte rilevanza visiva. Essi legano infatti gli oggetti di una stessa area tematica, portando l’attenzione dell’utilizzatore verso una parte o l’altra del parco. Ognuna di esse serve infatti come sfondo cromatico rispetto alle installazioni e alle essenze vegetali. Così nella Piazza Rossa i toni di rosso, rosa e arancione della pavimentazione in cemento e anti-urto si legano alla tinta degli aceri. La parte nera in asfalto e caucciù e le fasce in pietra bianca sono terreno per aceri e palme secondo lo stesso principio. Il ruolo dei colori non è però puramente estetico. Essi infatti modellano lo spazio al livello degli occhi e dividono il parco in aree funzionali. La zona rossa, inizialmente concepita per ospitare molteplici attività, oggi ha relativamente cambiato il suo ruolo, in quanto è la più popolata fra le aree, con eventi musicali e notturni all’ordine del giorno. Il settore nero, pensato per essere un salotto urbano, è a tutti gli effetti una passerella continua e un luogo di incontri. Infine il parco verde ospita attività ludiche, come il biking, il gioco della palla, e attrezzature per il barbecue. In generale si tratta per questa ultima parte di attrazioni per famiglie e bambini.

Tavoli e sedute da gioco lungo il Mercato Nero

Tavoli e sedute da gioco lungo il Mercato Nero

“The three different areas, the Red Square, the Black Market, and the Green Park, should have three totally different qualities. The idea was to work with asphalt as a basis for the coloured zones. […] The surface, the objects, and the trees always correspond. » Lorenz Dexler (TOPOTEK 1)

Agli ideatori del Superkilen è stata mossa l’accusa, riguardo al tema del colore, di avere caratterizzato con un aspetto eccessivamente artificiale l’insieme, come a voler a tutti costi ricercare un’irrepetibilità del luogo. In risposta, i TOPOTEK1 hanno insistito sulla semplicità dei materiali utilizzati, enfatizzando invece l’unicità della loro trasposizione al livello di realtà urbana e paesaggistica. Questa realtà a se stante sembra essere una celebrazione della ricchezza che è il risultato della mescolanza di culture differenti.

Il tema della riproduzione di elementi esotici e provenienti da ogni parte del mondo è un soggetto ricorrente nella storia del paesaggismo. La strategia di copia-incolla era già utilizzata all’interno del giardino romantico inglese, dove i grandi templi erano copie o interpretazione errate di quelli Greci. Proprio questi fraintendimenti hanno contribuito all’unicità di nuove espressioni. Entrando nel Superkilen, così come le persone del XVIII secolo facevano nei parchi inglesi, si è consapevoli di addentrarsi in un mondo diverso da quello di fuori. Si è in una sorta di parco divertimenti in cui gli oggetti non rimangono quindi simboli o monumenti, ma sono dispositivi interattivi e liberamente accessibili.

Bambini che giocano nel Polpo del Giappone

Bambini che giocano nel Polpo del Giappone

PARCO URBANO O PIAZZA LINEARE?

L’artificialità è quindi ricercata per generare nel fruitore quel senso di sorpresa che lo accompagna per tutto il percorso nel parco. Eppure, standoci all’interno, si rimane consapevoli della ristrettezza dello spazio, non si dimentica la realtà suburbana esterna. Non tanto un mondo parallelo, quanto una fuga dal caos cittadino nel quale comunque si rimane immersi. La stessa sensazione che si ha quando si sosta in una piazza durante una passeggiata in città. Non un parco quindi, ma una piazza, sarebbe il caso di dire. Questo cuneo urbano presenta infatti tutte caratteristiche che sono proprie più di una piazza lineare che di un parco propriamente inteso come zona protetta al livello paesaggistico. Superando la Piazza Rossa e le varie tipologie di sedute che la compongono, l’ambiente successivo assume comunque la conformazione di un vuoto urbano. Le installazioni, le alture e le discontinuità del suolo sono “distrazioni” dalla normalità, non corrispondono a una realtà differente da quella in cui si vive. Lo stesso parco verde non risulta essere tanto uno spazio unitario e dedicato alla vegetazione, quanto un unione di settori tematici di per sé separati.

Campo da Basket di Mogadiscio, Somalia, nell'area verde

Campo da Basket di Mogadiscio, Somalia, nell’area verde

E’ evidente come l’esperimento del Superkilen sia il risultato della collaborazione fra team di architetti ed artisti. Ci si trova infatti immersi più in un opera d’arte che in un contesto urbano, l’unicità delle componenti e dello spazio rimandano a un quadro o a un collage di immagini. I colori sono quindi alla base dell’architettura paesaggista, per citare le parole di un membro del team di paesaggisti.

 The experience of landscape is an experience of pictures, thus painting has an essential role in the design of landscape and its surface. Working with colors has always been a central issue in our practice since the first project we did over 15 years ago. Painting and colours are an inherent composing element of landscape architecture : just think of the appearance of flowers. » Martin Rein-Cano (TOPOTEK 1)

Allo stesso modo il tentativo dei progettisti di realizzare un’area protetta di aggregazione e in comunicazione con il quartiere si dimostra essere in parte fallimentare. Il grande spazio sviluppato in lunghezza favorisce una dispersione dell’utenza più che una concentrazione di essa per poli attrattivi. E con il calare del sole il mondo fantastico in cui si era entrati all’inizio ritorna a fare parte del tessuto urbano della città, quasi senza vita e disabitato.

Vista del parco al calar del sole

Vista del parco al calar del sole

Si entra nel Superkilen sorpresi in positivo di ritrovarsi in una creazione di vivere urbano, ma se ne esce con la consapevolezza che si tratti di un’esperienza isolata e senza riscontri effettivi per lo sviluppo del quartiere. Percorrendo il parco da sud a nord e rendendosi partecipi delle sue componenti tematiche si rimane comunque a guardare l’imponenza dei palazzi che lo affiancano, quasi soffocandolo. Alla fine si torna per la propria via, soddisfatti di questo percorso fuori dal comune, ma senza la convinzione che esso possa costituire effettivamente una svolta per la periferia che lo continua.

Elisa Donini

Viaggio a Copenaghen dal 30/07 al 1/08 2015

Bibliografia

STEINER Barbara, Superkilen – A project by BIG, TOPOTEK 1, SUPERFLEX, Arvinus + Orfeus,2013

IMBERT Clotilde, Copenhague – Quartier libre à Nørrebro, Le Moniteur, n° spécial_Novembre 2013

Web

http://www.landezine.com/index.php/2013/02/urban-revitalization-superkilen-by-topotek1-big-superflex/

http://www.publicspace.org/en/works/g057-superkilen